In un acquerello Settecentesco di Louis Ducros, eseguito nel suo “Viaggio pittoresco nel sud dell’Italia”, svolto dal 10 aprile al 12 agosto 1778, come in una fotografia si vede immortalata la base della colonna superstite già fortemente deteriorata e alcune persone intorno. Non vi sono recinzioni alle colonne; c’è chi scende la stradina per andare verso verso il porto, due massaie che stendono i panni su delle assi di legno, qualcuno sale su una scala per leggere l’epigrafe di età altomedioevale in cui si celebra la ricostruzione di Brindisi del IX secolo da parte del Protospata Lupo.
Ancora nella prima metà dell’800, Carol Winzel, uno dei viaggiatori del Grand Tour, ci conferma in una litografia il pessimo stato del monumento. Dalle persone raffigurate, anche in atteggiamento conviviale, si capisce che la piazzetta delle Colonne è stata sempre molto amata e frequentata dai brindisini per l’amenità del luogo e per la possibilità di ammirare un fantastico panorama.
Probabilmente è così che, il 21 febbraio 1877, lo vede anche l’Ispettore degli scavi e monumenti del circondario di Brindisi – Giovanni Tarantini – che, fortemente preoccupato da alcuni fatti accaduti, decide di scrivere immediatamente una relazione al Ministero Istruzione Pubblica Direzione Generale Scavi e Musei di Roma.
Questa la parte della relazione di cui ci vogliamo occupare:
“Il più nobile dei monumenti antichi che esistono in Brindisi e in tutta la Puglia è la grande colonna di marmo greco che sola resta in piedi delle due erette dai romani sulla collina della città di Brindisi che era dirimpetto alla foce del suo porto interno. Dell’altra che cadde nel 1528, resta la base ed uno solo dei pezzi che nella caduta restò in posizione orizzontale sulla base medesima. Il capitello della superstite è adornato dei mezzi busti quasi a tutto rilievo di Ercole, Giove, Nettuno ed altri nomi in numero di 8. L’altezza di questa colonna è poco meno di metri 19, la base è alta metri 3,59 e larga metri 1,98. Il fusto è di 8 pezzi, il diametro dei quali è di metri 1,48. Il pezzo che è immediato alla base trovasi molto risentito a causa del peso enorme che sostiene da tanti secoli. Forse sarebbe utile stringerlo con cinte di ferro. I viaggiatori sono stati soliti di arrecare degli sfregi alla base, onde portarne con loro qualche frammento. Il Municipio però ha circondato ora questo monumento con ringhiera di ferro, onde impedirne l’ingresso. Fu deliberata questa spesa dopo che di notte tempo fu sorpreso un marinaio della ciurma di un barco (bastimento a vela con più di un albero ndr) appartenente ad una ricca città italiana, il quale selvaggiamente si sforzava di abbattere il piedistallo a colpi di poderosa mazza di ferro, e già ne aveva distaccato e fatto cadere un pezzo del peso forse di un quintale.“
(da un Manoscritto di Giovanni Tarantini, pubblicato su Parola e Storia a cura della Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” – Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni).
Da parte nostra pubblichiamo oltre ai due disegni di cui abbiamo parlato in precedenza, anche alcune cartoline del secolo scorso ed una nostra scattata dall’esterno della recinzione con apposito obiettivo. Un particolare curioso, in tutte le foto noterete in quell’area delle rovine marmoree abbandonate ai piedi delle colonne, dall’antichità fino alla nostra ultima foto del 2019.
Acquerello Settecentesco di Louis Ducros
Litografia di C. Winzel del 1828
Cartoline delle Colonne precedenti il 1931, anno di costruzione della nuova Scalinata Monumentale
Cartoline post 1931
Foto Brundarte del 2019